IMG_3345 (2)Chi frequenta un centro equestre e segue delle lezioni di equitazione, avrà sicuramente sentito parlare di “cavallo negli aiuti”. Molto spesso gli istruttori usano il termine aiuto per definire un infinità di cose, oggi andremo ad analizzare i diversi tipi di aiuto e ne capiremo l’importanza.Prima di tutto dobbiamo dividere questi aiuti in due macro gruppi, i “Primari” ed i “Secondari”:

Per quanto riguarda gli aiuti primari, sono i mezzi con i quali trasmettiamo al cavallo le nostre intenzioni e gli comunichiamo le nostre richieste. Questi sono le mani, le gambe e l’assetto.

Con le mani infatti, per mezzo della redine, si comunica al cavallo la direzione da prendere. Con la gestione del movimento della mano si effettuerà un movimento meccanico sulla redine trasferendo così il comando al cavallo, quando allargheremo la mano si parlerà di “redine di apertura” mentre, stringendo la mano, si parlerà di “redine d’appoggio”. Unendo i due movimenti nella stessa direzione si darà al cavallo il comando di girare a destra o a sinistra. Inoltre, con le redini, si gestisce l’avantreno del cavallo e di conseguenza il posizionamento di tutta la parte anteriore durante gli spostamenti nel campo.

Le gambe hanno una funzione di gestione dell’andatura e di controllo del posteriore. Infatti stringendo le gambe si chiede al cavallo di camminare, di trottare o galoppare, in base al tipo di pressione esercitata e dalla posizione dalle stesse. Esercitando la pressione della gamba in punti precisi sul fianco del cavallo, si può muovere la groppa e decidere dove il cavallo dovrà andare ad appoggiare i piedi posteriori. Un’altra funzione della gambe è quella, sempre tramite pressione, di sostenere il cavallo in equilibrio durante una girata stretta e creare così una rotondità mantenendo l’impulso costante.

L’assetto, infine, è l’aiuto più importante, perché con la distribuzione dinamica del nostro peso abbiamo la possibilità di spostare il baricentro del cavallo e, di conseguenza, di aggevolarlo nei movimenti e aiutarlo così sia nel lavoro in piano che sul salto. Nelle categorie più impegnative, senza un assetto dinamico, è praticamente impossibile sperare di vincere perché se il cavallo sarà fuori equilibrio non riuscirà ad affrontare in modo corretto i salti o le figure di maneggio a lui richieste.

Gli aiuti primari vanno utilizzati simultaneamente e mai divisi. Con la crescita del giovane cavaliere sarà cura dell’istruttore sviluppare contemporaneamente la padronanza degli aiuti, che saranno molto più efficaci se utilizzati tutti insieme, per aiutare il cavallo a svolgere un azione.

L’utilizzo dell’aiuto dev’essere regolato in base alla risposta del cavallo, in funzione all’azione richiesta. Questo significa che bisogna terminare la richiesta non appena il cavallo esegue l’esercizio. Quando invece il cavallo non risponde immediatamente, bisognerà intervenire con gli aiuti secondari, che funzioneranno da rafforzativi all’azione.

Nel prossimo articolo vedremo nel dettaglio gli aiuti secondari, cosa sono e come si usano!

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